Il 27enne catanese venne trovato morto in Germania il 17 luglio 2021, impiccato nella tromba delle scale della palazzina in cui viveva, ma per la famiglia non fu suicidio. Il gip di Roma ora accoglie l’opposizione alla richiesta di archiviazione del pm
Il Gip presso il tribunale di Roma ha accolto l’opposizione avanzata dai familiari alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero per la morte di Antonino, “Anthony” Bivona. E’ il risultato arrivato a due anni e mezzo dai fatti grazie ai dubbi avanzati dai familiari della vittima e alle istanze degli avvocati Paola Paladina e Francesco Messina. I fatti. Il 27enne catanese viene trovato morto in Germania il 17 luglio 2021, impiccato nella tromba delle scale della palazzina in cui viveva. Il decesso viene liquidato come suicidio, vero è che l’autopsia non viene disposta. “Con la propria richiesta di archiviazione il pm – scrive l’avvocato Paladina nella richiesta di opposizione – ha dimostrato di aver trascurato la ricostruzione dei fatti, non effettuando necessarie quanto obbligatorie attività di indagine e formulando la richiesta di archiviazione sulla base esclusivamente dell’esito incerto della autopsia (a causa dell’avanzato stato di decomposizione del corpo) accantonando fondamentali elementi conoscitivi”.
I legali della famiglia di Antonino hanno evidenziato la “superficialità con cui le indagini sono state condotte”. “L’autopsia viene effettuata solo sei mesi dopo la morte, quando il corpo è in avanzato stato di decomposizione, le carte prodotte dagli inquirenti tedeschi non vengono nemmeno tradotte. Ci penserà, anche qui, l’avvocato della famiglia Bivona, mettendo in evidenza le contraddizioni nelle dichiarazioni fatte dalla fidanzata di Antonino, una ragazza turca conosciuta in Germania, che indirizza fin da subito gli investigatori verso la pista del suicidio. La stessa 24enne avvisa i genitori della morte del ragazzo “solo dopo 14 ore dal decesso, pur avendo il loro numero telefonico”, si legge ancora nella richiesta di opposizione all’archiviazione. In particolare la madre di Antonino aveva dichiarato di averlo sentito telefonicamente, brevemente in videochiamata nell’immediatezza dell’incidente che aveva avuto lo stesso giorno con la sua auto guidata dalla fidanzata, e subito dopo il rientro in casa, in presenza della sorella Grazia, intorno alle 23.41, poco prima della sua morte: in nessun momento, secondo le due donne, il ragazzo aveva manifestato intenzione suicide, comunicando anzi alla mamma l’intenzione di recarsi, il giorno seguente, dal padre della ragazza, per discutere sul pagamento dei danni prima di interrompere frettolosamente la chiamata”.
“Nell’opposizione – spiega l’avvocato Paladina all’Adnkronos – il gip ha detto che dovranno essere sentiti i testimoni ma anche la fidanzata per la versione poco chiara da lei fornita. Si dovrà anche lavorare sul telefono della vittima, su una chiamata ricevuta da un amico un’ora dopo la morte e sul fatto che un consulente informatico abbia periziato grazie a una app come lo stesso cellulare si trovasse a 900 metri di distanza rispetto a dove il ragazzo è morto. Martedì voglio andare dal pm a chiedere se è opportuno depositare una memoria con le traduzioni giurate dei testimoni ascoltati in Germania che entro 60 giorni devono essere sentiti”. ADNKRONOS (di Silvia Mancinelli)